mercoledì 4 settembre 2013

Intervista + Recensione Sotto un Sole Nero (Ivano Mingotti) (Lady Draculia)

Con immenso piacere oggi vi proponiamo una nuovissima intervista e un grande autore emergente:
Ivano Mingotti, classe 88,  lavora per Esselunga spa come commesso. Pubblica nel 2009 ''Storia di un boia'', con Kimerik editore. Con questo romanzo parteciperà in seguito al Moonlight Festival 2011. Nel 2010 è il turno di ''Solo gli Occhi'', sempre con Kimerik. Nel 2011, il 10 agosto, esce ''Stati Uniti d'Aspirina'', ideale sequel di Solo gli Occhi, edito da Zona Editore. Nel dicembre 2011 viene pubblicato ''Sotto un sole nero'', con Ded'a edizioni.

Ed è proprio  "Sotto un sole nero" il protagonista del nostro spazio

In un presente alternativo, un governo totalitario sembra gestire la vita dell’intera popolazione umana. I “cittadini” vivono in un regime di terrore e di ferree regole dettate dal Ductor. Apparentemente salvatore della specie, dopo il disastro ecologico, il Ductor “protegge” il popolo sotto un sole nero, nel silenzio e nell’alienazione in cui sono ridotti, sotto un regime che marcia per le strade “Per la pace. Per la quiete. Per il sangue dei nemici”. Ma un’ulteriore minaccia da parte di invasori esterni sembra minare questo equilibrio. Nove vite si intrecciano, ci raccontano e ci conducono verso un epilogo inaspettato.





Devo fare una premessa per questa bella intervista: Ivano mi ha inviato il suo romanzo del tutto gratuitamente affinchè lo leggessi e ne stilassi una recensione. Desidero di cuore ringraziare Ivano Mingotti per la simpatia, il sorriso e la cortesia con i quali ha sopportato l'annuncio del mio giudizio negativo alla sua opera. Dalle piccole cose, davvero dalle più piccole, si comprende il talento e la grandezza di una persona. Stima immensa. Grazie Ivano!


 L'intervista

Ed eccoci qui finalmente! E' la seconda occasione per "il profumo delle pagine stampate" di avere come ospite uno scrittore e non possiamo che esserne lusingate! Sono sempre esperienze bellissime che ci permettono di andare "dietro la penna" e scoprire personalità davvero magiche! Ma iniziamo immediatamente a "tormentare" Ivano Mingotti: ciao Ivano!! Benvenuto nel nostro semplice blog! Vogliamo ringraziarti fino alla nausea per la tua partecipazione e vogliamo iniziare immediatamente con una domanda buciapelo: com'è nata la tua passione per la scrittura?
In realtà non è nata, mi si è imposta. Credo che ciò venga dal fatto che mi è stato insegnato molto precocemente a scrivere, e che questo è diventato il mio mezzo preferito e prevalente di espressione. Anche se non sono affatto un introverso, o almeno, non completamente. Diciamo che riesco ad esprimere scrivendo più di quanto riesca ad esprimere dicendo. Il punto è questo.
Come ti capisco! In innumerevoli occasioni scrivere è il mezzo necessario con il quale riesco esprimermi completamente.. "Sotto un Sole Nero" è un romanzo distopico molto particolare: cosa ti ha ispirato?
In realtà non c'è stata una particolare ispirazione. I miei libri nascono così, da piccoli impulsi, scene che mi si presentano agli occhi, sensazioni, insomma, non da una voglia precisa o da un impianto preciso. Nella fattispecie Sotto un sole nero è nato da una frase di mia sorella a tavola - che non ricordo -, che ha scatenato poi un susseguirsi a catena di altri ragionamenti.
Quindi è nato spontaneamente, è una bella cosa! Se dovessi scegliere una colonna sonora per questa tua opera, quale sarebbe? 
Sceglierei The wall dei Pink Floyd. Direi che ci si abbina bene. 
Sono d'accordo! Credo che l'avrei scelta anch'io. Curiosando qua e là ci sono alcune pagine letterarie in internet che sostengono che gli autori che si autopubblicano e che pagano quindi per immettere in commercio il proprio libro non possono considerarsi scrittori e, di conseguenza,  il loro libro non è un libro, cosa ne pensi?
Sono assolutamente contrario alla pubblicazione a pagamento, da considerare però diversa dall'autopubblicazione: nell'autopubblicazione non si paga nessuno, è come andare in tipografia e stamparsi un numero di copie ad uso proprio di una cosa.
Resto comunque del pensiero che le cose siano diverse, e seguano percorsi diversi: ciò che caratterizza un libro, e ciò che caratterizza un autore, non è tanto il modo in cui viene pubblicato, ma il modo in cui viene usato, in cui è fruito. Se un autore viene letto, se un libro viene letto, e se riesce a veicolare un messaggio, un ''Dentro'' di una persona in un'altra, allora è un Libro, allora è un Autore.
Con questo quindi assimilo libri a pagamento che magari non dovrebbero 'uscire' ai libri delle grandi editrici pubblicati solo perchè 'opera' - chissà quanto poi - di grandi nomi della televisione o dello spettacolo.
 

Siamo sulla stessa onda di pensiero. Sono sempre molto curiosa di conoscere i gusti letterari degli ospiti de "il profumo delle pagine stampate", vuoi dirci cosa ami in particolare? 
In questo periodo sto adorando Kundera e Grossman. Ovviamente devo citare anche Dick, Huxley ed Orwell, ma nonostante continuino ad assimilare il mio romanzo alle opere di questi autori, devo dire che non ne sono stato influenzato, non ho colto da loro stile o messaggi. O almeno non volontariamente.
Sono comunque grandissimi della letteratura perciò devi ritenerti estremamente lusingato :D A questo proposito c'è un autore al quale vorresti somigliare o dal quale prendi spunto per le tue opere?
No, io credo che la scrittura debba essere personale, o non porta niente. Un libro è un Libro quando aggiunge al mondo qualcosa, anche se qualcosa di piccolo. Quindi per me l'imitazione non è corretta, non è un mezzo valido. Preferisco il perfezionamento personale attraverso l'esercizio e la pratica, cosa che può non solo migliorare lo stile, ma anche la persona stessa, mettendo in luce significati profondi molto spesso nascosti a sé stessi.
C'è un infinito enorme in ognuno di noi, perchè guardare al limitato che è fuori? E premetto che non è presunzione, è solo logica.  

Non la trovo assolutamente una frase presuntuosa, anzi! Sono sempre la prima a credere che in ognuno di noi esiste la forza per fare qualunque cosa, ma spesso ci si constringe a non superare "il limite". Sei una persona molto sportiva e corretta, quando ti ho annunciato che la mia recensione non sarebbe stata "da 5 stelle" mi hai risposto con un sorriso e con lo stesso entusiasmo di sempre: credi che siano più importanti i giudizi negativi  o quelli positivi (sperando sempre che siano costruttivi in entrambi i casi)? 
Credo che siano importanti i giudizi. Vuol dire che il libro è stato fruito, letto. E quando un libro è letto è un libro vivo.
Come diceva qualcuno, bene o male, è importante che se ne parli.
Ovviamente preferisco le critiche all'entusiasmo falso, ma bisogna anche dire che un libro non può piacere a tutti: se piace a tutti o ha estremamente fallito, o è il libro migliore mai esistito. Ma non credo possa mai esistere un libro del genere.
Se ci pensiamo, anche i grandi capolavori dell'umanità sono criticati, come un piccolo, insignificante romanzo può essere lodato. E tutto in piena sincerità. Basta dare un occhio su Anobii, si rimane sempre molto sorpresi.
Devo dire che Sotto un sole nero è piaciuto, è piaciuto molto, e non è piaciuto.
Ma la cosa che più mi soddisfa è che è stato letto.

Verissimo! Ritengo che ogni lettore viva un libro con le proprie emozioni, sensazioni e anche con gli occhi interiori. Ciò non significa che un romanzo sia necessariamente brutto o viceversa bellissimo, semplicemente sono punti di vista. Chi e perchè dovrebbe leggere "Sotto un sole nero"?
Penso possa rientrare nella categoria di libri per tutti, diciamo dai ragazzi in su. Penso sia molto importante insegnare alle giovani generazioni cosa voglia dire il totalitarismo, cosa voglia dire la dittatura, cosa sia la libertà.
Bisognerebbe ricordarsene costantemente, ricordarsi della storia e del passato.
E di quello che potrebbe essere ora, che potrebbe esserci ora. O forse c'è.

Pienamente d'accordo su questo, lotto sempre affinchè i giovani comprendano molte cose del nostro passato storico, che poi tanto lontano non è. E' essenziale. Ivano, sei stato una persona deliziosa e desideriamo che tu possa tornare presto a trovarci! Ti auguriamo tantissimi successi in ogni ambito della vita! Grazie per essere stato con noi e di averci regalato il tuo tempo.
Grazie a voi! E speriamo di rileggerci presto!


Il Profumo delle pagine stampate vi ricorda che potete seguire Ivano sul suo blog ufficiale QUI


La mia opinione 
In primis devo ammettere che non è assolutamente il mio genere e forse non lo avrei mai letto di mia spontanea volontà, nonostante io ami moltissimo i libri riguardanti l'olocausto e la seconda guerra mondiale (di conseguenza molto toccanti e duri), Sotto un sole nero non mi è piaciuto, ma la causa non è dovuta alla storia in sé, bensì alla sua struttura: un invasione di frasi minime: soggetto + verbo + complemento + qualche aggettivo + punto. Un continuo di anafore e asindeti esasperanti. Per un attimo ho sentito quell'irrefrenabile necessità di afferrare la matita virtuale (si tratta di  un formato elettronico) per cambiare la punteggiatura, introdurre qualcosa. Probabilmente il senso di oppressione è voluto e sicuramente è reso perfettamente da questa  scelta costruttiva. Come dico sempre: "chi sono io per giudicare lo stile di uno scrittore?" e come diceva la mia insegnante di italiano alle scuole superiori "la punteggiatura è qualcosa di personale, ognuno di noi interpreta le proprie frasi anche attraverso le virgole ed i punti e correggerli non è sempre detto che sia corretto, almeno non del tutto".

In questo romanzo distopico fin dall'inizio non c'è nulla di veramente chiaro: ci si ritrova sotto un regime totalitario di controllo dove la quotidianità è fatta di silenzio, di sguardi inquisitori, di parole non dette. Il libro pare suddiviso in brani, nel primo troviamo Lucas, un ragazzo gay costretto a nascondere le sue inclinazioni per paura d'essere ucciso. Poi tutto ad un tratto si parla di torture (perchè? Forse questi "soldati"  di regime in stile gestapo, han scoperto l'omossesualità del ragazzo? Non si sa...) dopodiché ci troviamo di fronte ad una bimba che assiste al malmenamento della madre con una freddezza  agghiacciante. Poi boh. Casa distrutta, macerie, silenzio. Nuova scena: la ragazzina viene portata via dal padre  e si marcia. Ora però c'è un nuovo personaggio a raccontare l'orrore: un soldato con il senso del dovere. 
E siamo nuovamente catapultati in una specie di parata, una manifestazione del "regime" e poi uno scenario di guerra, di punto in bianco, con descrizioni quasi crude che a me sono parse più un ricordo dei i peggiori scenari della guerra del Vietnam o quella in Afghanistan.
Ancora altri personaggi.
Ho faticato a terminare Sotto un sole nero a causa della pesantezza narrativa che mi ha portata alla noia.
Dopo la chiacchierata con Ivano devo dire che molti punti nella mia testa hanno trovato chiarezza, ma resto del mio giudizio.
Ci sono alcuni buoni spunti comunque: fa riflettere sulla crudeltà dell'uomo, sul disprezzo, sulla follia di un regime guidato da un pazzo...




1 commento:

  1. Molto interessante quest'intervista, complimenti all'intervistatrice.
    Credo che l'autopubblicazione sia una scelta coraggiosa.
    Non tutti gli scrittori hanno la fortuna o le conoscenze, perché diciamolo, nella maggior parte di conoscenze si tratta, per emergere.
    E chi crede nel proprio lavoro ha il diritto di dare a questo un'opportunità. Perché denigrare chi finanzia se stesso in favore di chi, magari grazie a spintarelle, ha tutto bello e pronto?
    Chiudo la mia arringa :D rinnovando i complimenti al blog ^__^

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